DailyNet  5 giugno 2014

Con un provvedimento pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il Garante per la Privacy ha vietato l’installazione dei cookie per finalità di profilazione e marketing da parte dei gestori dei siti senza aver prima informato gli utenti e aver ottenuto il loro consenso. La norma, che recepisce una direttiva del Parlamento Ue, peraltro già applicata in altri Paesi, stabilisce che chi naviga in rete potrà liberamente scegliere se far utilizzare o meno le informazioni raccolte sui siti visitati per ricevere pubblicità mirata. I cookie sono piccoli file di testo che i siti visitati inviano al terminale dell’utente, dove vengono memorizzati per essere poi ritrasmessi agli stessi siti alla visita successiva. Hanno anche una grande valenza strategica per chi fa pubblicità online, perché permettono di raccogliere informazioni sulle abitudini e le preferenze degli utenti. Costruendo un profilo del consumatore, per poi passare a proporre pubblicità mirata. Per proteggere la privacy degli utenti e consentire loro scelte più consapevoli, il Garante ha dunque stabilito che, d’ora in poi, quando si accede alla home page o a un’altra pagina di un sito web, deve immediatamente comparire un banner ben visibile, in cui sia indicato chiaramente che il sito utilizza cookie di profilazione per l’invio di advertising personalizzata o cookie di terze parti. Inoltre, il publisher deve fornire il link diretto a una informativa più ampia, indicando chiaramente che, procedendo con la navigazione, si presta il consenso all’uso dei cookie. Ma cosa cambia veramente con l’introduzione di questa normativa? Daily- Net lo ha chiesto a Enrico Quaroni, country manager di Rocket Fuel, struttura operativa a livello internazionale nel settore del programmatic buying, e ad Alberto Gugliada, ceo della concessionaria tg|adv. Cosa comporta davvero per gli operatori pubblicitari questo provvedimento? È un teremoto? Direi proprio di no. L’Italia recepisce una direttiva Ue, già in vigore in altri Paesi. E guardando all’esperienza di Rocket Fuel in Gran Bretagna, dove la norma è già pienamente funzionante, posso affermare che il mercato pubblicitario di quella nazione non ha subito alcun scossone sui volumi di crescita. Anzi. E allora, a cosa serve questo provvedimento? Credo che il legislatore europeo abbia pensato a bilanciare e a regolamentare il settore dell’advertising digitale con un occhio di riguardo al tema della privacy. Sarebbe controproducente approvare leggi che penalizzino uno dei pochi settori in positivo in tutto il continente. Insomma, il provvedimento non mina le basi dela pubblicità digitale? Assolutamente no. In quanto è un adeguamento costruito in logica opt-out e non opt-in: infatti è l’utente che sceglie di non ricevere pubblicità mirata. Saranno poi i publisher a dover inserire un messaggio sulle loro pagine. Se fosse stato il contrario? La logica Opt-in avrebbe creato problemi ben maggiori, perché gli utenti avrebbero dovuto dichiarare esplicitamente di voler utilizzare i cookie.  Quindi, si possono ancora dormire sonni tran quilli? Direi proprio di sì. Alberto Gugliada , che cosa potrà cambiare adesso?  Non molto. Sono convinto che la normativa non porterà né benefici né malefici. Davvero convinto? Forse potrebbe generare un senso di confusione e di non confidenza da parte degli utenti verso la rete. Ma rimane omunque un tentativo, come tanti altri prima, di regolamentare l’ecosistema internet. Noterei, però una cosa… Quale? Il controllo nel processo legislativo, specialmente per quanto riguarda i piccoli editori. Non sarà così semplice. Sul fronte dei publisher più grandi, invece, bisogna pensare che sono aziende molto serie. Che hanno a cuore i propri utenti, spesso considerati veri e propri tesori. Non ci resta che adeguarci, sempre ponendo grande attenzione nei confronti dei nostri affezionati fruitori.