Daily Media 21 febbraio 2014

L’azienda attualmente è gestita da un CdA e un management indicati da un patto di sindacato che non c’è più. Bisognerebbe tenerne conto poiché alcuni azionisti non devono contare più di altri, a meno che qualcuno non salga oltre il 30% e lanci l’Opa. Serve più condivisione e maggiore considerazione dei soci di minoranza in una dialettica costruttiva che può portare nuove idee”. Lo afferma, in un’intervista a Repubblica, l’editore Urbano Cairo in merito a RCS MediaGroup, di cui detiene il 2,8%. Sull’amministratore delegato di RCS Pietro Scott Jovane, secondo cui i ricavi dall’editoria digitale saliranno oltre il 20% del totale, Cairo osserva: “Condivido la direzione di marcia, ma allo stesso tempo si dovrebbe dire quale margine di guadagno si pensa di ottenere da quei ricavi e qual è il costo opportunità. Se gli utenti unici non vengono valorizzati dalla pubblicità e si cannibalizzano le copie sulla carta dove si perdono ampi margini e ricavi pubblicitari, allora ho delle perplessità. Molti editori in Europa e Stati Uniti hanno ad esempio iniziato a far pagare l`accesso ai loro siti con ottimi risultati”. In merito all’eventualità di un acquisto di alcune attività della Rizzoli come i periodici, “non ci interessano le testate RCS”, dice Cairo. “A mio parere l’azienda non va spezzettata, bisogna saperla valorizzare nel suo complesso”. Quanto all’azione di solidarietà annunciata da Diego Della Valle, “non conosco nello specifico l’iniziativa. Preferisco analizzare i numeri e capire come mai gli oneri non ricorrenti in realtà ricorrono ogni anno”. Parlando di La7, Cairo ha poi spiegato come, “nei primi otto mesi della nostra gestione abbiamo realizzato un Mol di 3,6 milioni che si confronta con il meno 45 milioni degli stessi mesi del 2012. Il risultato è stato ottenuto grazie a un forte taglio dei costi e degli sprechi a cui si sono aggiunti 3 milioni di ricavi da pubblicità in più rispetto all`anno precedente. Il tutto senza toccare i dipendenti, come avevo promesso, che erano e sono rimasti 415. Sui costi generali – prosegue – la riduzione arriverà a circa 12 milioni su un totale di 25. Il costo di acquisto di diritti tv, film e telefilm era troppo alto, li abbiamo ridotti del 60% e ci siamo orientati a fare di più in casa. E poi abbiamo sospeso alcuni programmi perché costavano e non rendevano, mentre abbiamo confermato Santoro, Crozza, Gruber, Formigli, Mentana, Bignardi, aggiungendone di nuovi per cercare di allargare il target. Così facendo nel 2013 abbiamo ottenuto un incremento degli ascolti dell’11% nell`intera giornata e del 22% nella fascia 20,30-23,30. Nel 2013 non abbiamo bruciato cassa, la dote di Telecom è intatta, il contratto prevede che per due anni non può essere utilizzata al di fuori de La7, neppure per acquisizioni. Quindi sta lì, di riserva, per ogni evenienza”.