DailyNet 22/03/2016

In questi giorni Hearst è giunta al roll out globale di Media OS, il suo CMS pro­prietario nuovo di zecca, svi­luppato tra le sedi di New York e Londra. «Si tratta di un CMS proprietario unico per tutte le nostre properties a li­vello globale, stiamo parlan­do di oltre 250 siti in tutto il mondo», spiega a DailyNet Biagio Stasi, chief digital offi­cer di Hearst Magazines Ita­lia. «Nel nostro Paese, la novi­tà è stata introdotta da poco tempo sul sito di Cosmopoli­tan, e da pochi giorni è parti­ta anche su Gioia. Quindi sarà la volta di Elle e delle altre te­state del gruppo». «Grazie al nuovo strumento, Media OS, sarà molto più facile gestire e controllare l’efficacia di un articolo, potendo monitorar­ne le performance attraverso confronti tra i nostri brand su scala locale e internaziona­le», prosegue Stasi. In prati­ca Media Os si trasformerà in un indicatore di gradimento indispensabile per i giornali­sti, che potranno in questo modo monitorare in manie­ra costante il consenso dei lettori. E sarà anche uno stru­mento indispensabile per gli spender. «Anche i nostri in­serzionisti possono servirse­ne a fini nativi: perché met­tiamo a loro disposizione un sistema avanzato, che per­mette un’approfondita atti­vità di analisi qualitativa del dato per conoscere la no­stra audience, legata tradi­zionalmente a temi come il fashion, il lusso, ma anche il design; insomma, un pub­blico di qualità, spesso dif­ficile da raggiungere», sot­tolinea Biagio Stasi. Il lancio di questa novità riguarda 84 mercati e alcuni test conclu­si con successo negli Sta­ti Uniti.

Nativesemi-industrialeconil nuovoCMS

Puntare sul native è una scel­ta abbastanza naturale per un editore come Hearst, spe­cialmente in un momento storico come quello attua­le, in cui l’industry si sta con­frontando con temi come la viewability e l’ad blocking. «In questo senso abbia­mo costruito degli ambien­ti “Shared spaces”, all’interno dei quali il contenuto si co­niuga con gli annunci degli inserzionisti. Con il nuovo CMS riusciamo a scalare la nostra proposta nativa con una soluzione semi-indu­striale, che speriamo possa portare benefici importan­ti a noi, ai clienti e ai letto­ri». Benefici che in Usa, dopo l’introduzione nel mercato di questo strumento, sono già arrivati: l’editore ha affer­mato che le revenue digitali sono aumentate del 35% e i visitatori unici di circa il 50%.Oltre al native, Hearst sta puntando molto sul pro­grammatic: «Lavoriamo con un rtb centralizzato a New York e collaboriamo con le DMP Lotame e Proximic (di proprietà di comScore, ndr)», prosegue Stasi.
Hero Adv, il formato principe dell’offerta targata Hearst Hearst sta puntando forte su Hero Adv. «Un formato“device neutral”, che grazie alla tecnologia HTML5, non si ridimensiona a seconda del device: la soluzione presenta diversi riquadri spacchettati che si ricompongono in funzione delle esigenze del cliente. Hero Adv offre differenti opportunità: link all’ecommerce, video, social buttons, claim », spiega Stasi. Native, occorre innescare un circolo virtuoso tra i vari attori Stasi, poi, ha voluto sottolineare alcuni limiti, certamente risolvibili, del native nel nostro Paese. «Non critico il mercato, ma sul native siamo in leggero ritardo sia sul fronte consumer sia su quello produttivo. In Usa gli utenti tendono ad apprezzare maggiormente i contenuti in cui viene indicato che un articolo è sponsorizzato, perché l’intera filiera si impegna a restituire un prodotto di valore reale per il consumatore. C’è una grande attenzione alla qualità di uno sponsored post e anche sulle attività di post-analisi, che sono più ampie e articolate: perché non si fermano al mero numero di lettori colpiti, ma indagano anche sulle reazioni e i comportamenti degli stessi. Per un motivo molto semplice: perché per fare un native di qualità, è necessario uno sforzo da parte di editori, utenti e inserzionisti, che porti a un livello superiore il contenuto. In pratica, va innescato un circolo virtuoso».

L’andamento dei primi mesi dell’anno

Nonostante una situazione macroeconomica incerta e un mercato digitale che fatica a ritrovare la vitalità dei suoi albori Stasi conclude dicendo: «Il primo trimestre è andato molto bene. In effetti siamo in grande fermento sia per la Milano Fashion Week prima, che per il Salone del Mobile, in arrivo tra pochi giorni». A febbraio il traffico totale siti (Elle, Marie Claire, Cosmopolitan, Gioia, Elle Decor) è salito del 92% sul pari mese del 2015 (fonte Google  Analythics Premium ). Fatturato consolidato a marzo 2016 +30% vs. 2015