DailyNet 4/07/2014

Dalle parti di Condé Nast Digital hanno dovuto accendere i condizionatori un po’ prima del solito; “colpa” delle emozioni causate dalla crescita del network fatta registrare a giugno: audience complessiva di 13,4 milioni di utenti mese censuario, triplicata rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Uno dei segreti risiede nel percorso di restyling completo di tutte le property digitali avviato e portato avanti nel corso degli ultimi 12 mesi. Ultimo in ordine di tempo il nuovo sito di GQItalia.it, online dalla fine di maggio. Il sito, infatti, chiude il mese con 1 milione di utenti censuari grazie alla ricca copertura dell’evento dei Mondiali 2014, registrando quasi un raddoppio rispetto all’inizio del 2014. E le buone notizie abbracciano anche gli altri brand Condé Nast: Vanity Fair, a seguito del progetto nato esattamente un anno fa, a giugno batte il proprio record storico raggiungendo 6,4 milioni di utenti unici censuari (quadruplicando la propria audience pre-rilancio); Wired segue il trend positivo post-rilascio di dicembre 2013 con il record di 3,3 milioni utenti censuari (triplicando la propria audience rispetto a giugno 2013); Vogue fa registrare 1,7 milioni (+50% rispetto a giugno 2013). In continua e incessante crescita anche la risposta per CN LIVE! – la piattaforma video online dallo scorso marzo – che raggiunge durante il mese di giugno gli 800 mila utenti unici censuari. Per l’occasione abbiamo chiesto lumi alla prima protagonista di questi refresh di successo, Barbara Corti, digital creative director del Gruppo, parte fondamentale della struttura guidata da Marco Formento, senior vice president digital. Con lei abbiamo passato in rassegna le varie testate nella loro versione digital, tra innovazioni, scelte ardite e novità prossimo venture. GQItalia, la faccia nascosta di sport e moda. E, occhio alle ragazze! Quale è stata la base su cui edifica re il nuovo si to di GQ? «Per GQItalia abbiamo da subito adottato un approccio “costruiamo un prodotto che ancora non c’è”; la scelta più appropriata all’interno di un mercato decisamente saturo in fatto di tematiche legate a sport e moda. Non siamo insomma partiti con l’intenzione di realizzare un sito companion, bensì un’evoluzione dell’esperienza cartacea. Chiaramente ci sono dei punti di contatto, si parte da una base comune, ma poi prendiamo un altro sentiero e raccontiamo storie differenti». Il direttore, non più tardi di un mese fa, aveva citato come esempio calzante per descrivere l’esperienza digitale di GQItalia i nuoviba r di N.Y., dotati di luce soffusa e un’atmosfera che invita ala chiacchiera. «Esatto: da qui siamo partiti con il riposizionamento web di GQItalia, focalizzandoci sull’elemento sportivo, ben accompagnato dai numeri cui abbiamo aggiunto una componente editoriale capace di rielaborare le cifre, tra approfondimenti e, magari, anche un po’ di sana provocazione. Il tutto è stato poi completato con format particolari che inducono alla conversazione. E un simile approccio sportivo sembra aver catturato l’attenzione, non solo in Italia, visto che persino il sito del NYT ha iniziato a cavalcare la stessa idea». Si suppone che, nonostante il repentino success o, il sito viva una costante situazione di work in progres.  «E’ così, la ricerca del nuovo step è sempre presente. Lavoriamo su dati qualitativi, studiamo il comportamento dell’utente. Per questo abbiamo istituito un meeting settimanale, che chiamiamo scherzosamente “immersione nel fango”. Ed è così che abbiamo scoperto da cosa sia attirato l’utente: Sport, Selezione Underground, Fashion». E le ragazze? «Sempre presenti e, anzi, sarà una tematica che prossimamente conoscerà ulteriori sorprese e novità». Sarano le uniche? «No. Una imminente sarà l’applicazione Daily, ovvero un app native, scaricabile sia in formato Android sia in iOs, che consentirà di avere il meglio del sito, a una determinata ora, con tanto di formati video sempre più apprezzati; cinque news al giorno, tutte molto leggere e accessibile. Un progetto a cui dobbiamo ancora trovare il nome». A proposito di orari di fruizione, siete a conoscenza di quando il singolo lettore preferisca abbeverarsi alla fonte della singola testa digitale? «GQItalia attualmente risente dell’influenza del mondiale di calcio, quindi l’accesso avviene in momenti della giornata che definirei “sportivi”. Vanity Fair viene visitato maggiormente in orario di pranzo, così come Wired. Per Vogue la sera e la notte portano consiglio». Su GQItalia ci sono dei format pubblicitari particolari? «Sì, inediti e native. Citerei il Digital Spread che si affianca ai formati standard come gli Skin; una sorta di pagina doppia, che permette una visione della pagina in lungo, uno scrolling verticale cui l’utente medio si è progressivamente abituato». Vanity Fair, celebrity a km zero ma Dove risiede il segreto del success o riscosso da Vani ty Fair? «Nel fatto che ti racconta la storia delle celebrity ma senza spiarle dal buco della serratura, entrando invece direttamente a casa loro, con l’autorevolezza delle nostre firme. In più, come accade anche con gli altri siti, si riscontra da parte nostra chiarezza e purezza nel trattamento dei singoli dati, del traffico; un qualcosa che ha portato Fedele Usai, deputy managing director di Condé Nast Italia, a vederci come costruttori di siti a km zero». Anche in questo caso, soprattutto perché la ripartenza digital di Vani ty fai r risale a un anno fa ,ci sono delle novità in ballo? «La prima che mi viene in mente è piuttosto singolare: un link che mette in contatto immediato l’utente con la redazione e  fa capire su cosa si stia lavorando al momento, avendo come punto di partenza gli autori piuttosto che le categorie. Forbes fa una cosa simile e si spinge anche oltre, visto che controlla anche quanto performi il singolo cronista. A breve lanceremo gli Emotional Tagging, che permetteranno di scrutare anche tutto quello che è un fair, curiosità nascoste. In canna ci sono poi altre due iniziative: una è legata al gaming e l’altra metterà in risalto l’aspetto social». Vogue, linea ai giovani talenti Anche Vogue.it è stato lanciato da quasi un anno, sul finire dell’estate; il sospetto è che il suo lettorato sia più elitario e molto conservativo quando si tratta di parteggiare per l’aspetto cartaceo. «Ma i risultati alla fine raccontano un’altra storia. Il sito doveva aprirsi a nuove strade e l’introduzione della sezione Photo Vogue in questo caso ha aiutato; la sua riprogettazione e il costante aggiornamento devono divenire un asset fondamentale della realtà Vogue. Ed è vero che inizialmente la sua esperienza digitale si basava molto su quello che appariva in edicola, ma oggi lanci e iniziative a supporto dei giovani talenti hanno ridisegnato la storia del sito. Al punto che Vogue.it è il più visto tra tutti i siti della testata sparsi nel mondo. Questo anche grazie al costante aggiornamento, con circa 500 articoli costruiti mensilmente». Anche qui ci sono delle news in arrivo? «Il lancio di un Daily: avverrà a settembre e in questo caso il nome lo abbiamo già trovato, “Vogue Now”». Wired, innovazione prima di tutto Con Wired, partito lo scorso dicembre, avete triplicato gli accessi ; il sospetto che la Next Fest abbia contribuito  è forte. «Non è solo un sospetto, è la realtà. A ciò abbiamo aggiunto un grosso lavoro di interazione tra le redazioni. Poi son venute fuori anche delle curiosità, come l’inserimento degli Sticker, divenuti un trend utile a evidenziare i temi trattati. Talmente popolari che alla fine sono usciti dal formato digitale per divenire fisici: ne sono stati stampati circa 50.000 proprio durante la Next Fest, evento che è stato trasmesso in streaming e che ora è visionabile dal nostro archivio». Nuovi arrivi? «Lanceremo il Wired Index interattivo, Indice di Innovazione, l’aggregazione di dati decisa dalla redazione, tra economia e sentiment; se ne ricaverà un numero attraverso cui si potrà valutare proprio l’indice di innovazione. E poi, stiamo entrando in periodo Expo, evento che copriremo in vari modi». Cn Live, micro è bello A marzo avete lancia to un brand che non esisteva: Cn Live e la cosa ha funzionato. «Questo perché può vantare una redazione dedicata, partnership e contenuti originali. Ed è responsive. Su Cn Live, che oggi conta 8 mln di video-views, abbiamo deciso di appoggiare l’arte del micro video, tutt’altro che amatoriale, che rappresenta il futuro, anche perché è cambiata l’approccio fruitivo dell’utente medio: ci sono dei tempi morti, dei tempi segmentati che non si possono non considerare». Quali sono le tematiche preferiti dall ’utente di Cn Live? «Le news soprattutto, i filmati da tre minuti e l’area delle celebrità».<