DailyNet 20/10/2017

La nuova soluzione Video Activation di Oath offre molteplici modi per avere successo con il formato video. Si tratta di un tool pensato per aiutare i produttori di contenuti a espandere il proprio potere di distribuzione, favorire la ricerca di contenuti premium per la syndication, affinare le capacità di puntare al giusto pubblico e ottenere buoni risultati di reach. In poche parole, racchiude i servizi e la tecnologia ideali per scalare e monetizzare le opportunità offerte dal video. Intanto, Oath nel terzo trimestre dell’anno ha registrato oltre due miliardi di fatturato, come emerso nella trimestrale rilasciata ieri da Verizon. In quest’intervista, Dave Simon, vp of video content and syndication di Oath, ha tracciato per DailyNet una dettagliata panoramica del comparto video e delle attività di Oath, spiegando come il nuovo tool Video Activation possa aiutare a migliorare l’esperienza degli utenti sia dal punto di vista del contenuto, sia dal punto di vista dell’advertising. Un progetto ambizioso e che punta molto al mercato italiano. Qual è l’andamento del business video di Oath? Da quando AOL e Yahoo si sono congiunti per formare Oath le opportunità, soprattutto riguardanti il tema del video, sono aumentate e le sfide poste da queste opportunità sono davvero entusiasmanti. Al momento, la nostra reach è di oltre un miliardo di consumatori distribuiti su tutte le nostre property e riusciamo a raggiungerli in moltissimi modi differenti. Le persone che leggono le news su Huffington Post, chi cerca informazioni finanziarie su Yahoo Finance App o legge le email su Yahoo Mail e così via. Quindi, non è solo una questione di raggiungere un certo numero di persone, ma di farlo in diverse modalità e sulla destinazione più adatta ai loro interessi. E, poiché, queste persone ci hanno invitato nelle loro vite, e il nostro brand ha una voce editoriale molto forte, attraverso il video abbiamo l’opportunità aumentare il livello dello storytelling come molte altre media company semplicemente non possono fare. Per questo, Oath sta investendo molto nella produzione di contenuti originali e, soprattutto, sulla produzione di video specializzati e nella syndication per coinvolgere anche le altre media company. Può descriverci i nuovi contenuti sui quali state lavorando? Qualche esempio? Stiamo lavorando su moltissime tipologie di contenuti video, in particolare per settori verticali come la tecnologia su Tech Crunch, il coinvolgimento di nuovi user con l’e-gaming, lo Sport su Yahoo Sports o, ad esempio, con la nostra nuova serie Build, un talk show, dove intervistiamo le celebrity ambientato in un bellissimo set che si trova al piano terra in una delle più trafficate vie di New York, dove quindi anche i passanti possono fermarsi a seguirlo. Un altro progetto per una serie originale molto interessante si chiama Listen to America e un team editoriale viaggia su un bus per gli Stati Uniti a fare video interviste alle persone. Qual è lo scopo del vostro nuovo progetto Video Activation? Una delle cose che ci preme maggiormente è che i contenuti siano creati per tutte le piattaforme e possano essere distribuiti su tutti gli schermi in qualsiasi momento. Gran parte degli investimenti, infatti, è destinata allo sviluppo della tecnologia e alla costruzione di una nostra infrastruttura che ci permetta di servire i contenuti in modo sempre più efficiente al gigantesco ecosistema dei connected screeen. Compresi quelli che presto trasformeranno anche le nostre case in veri e propri media, ad esempio, il nuovo frigorifero di Samsung è dotato di uno schermo, e faranno nascere inedite opportunità per le media company. Video Activation mira anche a questo, e a fornire la giusta tecnologia per trarre il massimo beneficio da queste opportunità per noi e per le altre media company che vorranno aderire come in una grande tela alla quale tutti gli stroryteller possano connettersi. Cosa distingue l’approccio di Oath dai competitor? Altre piattaforme come Google, Facebook, Snapchat e persino Twitter, sono focalizzate sullo spingere gli utenti nel loro environment chiuso e consumare i contenuti in un certo modo e non mi riferisco solo ai modelli di advertising, ai walled garden ma proprio al modello di consumo dei contenuti. Per produrre contenuti destinati a queste piattaforme sono necessari interi team ad hoc per ognuno, è davvero troppo complicato e non affatto conveniente per le media company fare questo tipo di investimenti. Noi preferiamo un approccio non radicale e penso che sia una delle cose principali che distingue Oath dalle altre piattaforme. Per questo, abbiamo scelto di scommettere sulla syndacation e sull’apertura verso le altre media company e verso tutto ciò che esiste e prolifica al di fuori dei walled garden. Vogliamo essere sicuri di aiutare i produttori di contenuti a trovare le proprie audience anche attraverso i nostri migliori contenuti. Quali sono le novità in tema di advertising? E, nello specifico, in tema di programmatic? Al momento stiamo testando moltissimi nuovi ad format che sono live ma che consideriamo in fase sperimentale e lo scopo di ognuno di questi è rendere la pubblicità idonea per l’esperienza utente dal punto di vista del contesto, dal punto di vista del contenuto e dal punto di vista della tecnologia, con una particolare attenzione al comparto mobile. Il programmatic è una tecnologia sensazionale che permette di ottenere moltissimi benefici e che creerà senza dubbio nuove opportunità, ma ancora non valorizza efficacemente contesto e contenuto. La sfida del digitale è proprio questa, capire come vendere anche contesto e contenuto e non solo in programmatic, che rimarrà senza dubbio un assetto strategico, ma anche a base diretta, creando le giuste partnership affinché si aiutino le media company a ritrovare quello che un po’ si è perso, contesto e contenuto, appunto. Comevi approcciate al problema del domain spoofing? Il domain spoofing è una grossa sfida ma noi dedichiamo davvero moltissimo tempo, energia e risorse per cercare di bloccare le frodi, lavorare solo con partner premium e tutto il resto, ma la verità è che di player fraudolenti ce ne sono ancora troppi per essere controllati, soprattutto all’interno di un ecosistema che cresce e cambia velocemente come il nostro. La chiave per noi è questa: quando si presentano dei problemi bisogna rispondere e agire il più velocemente possibile e investire in tecnologia e partnership strategiche. Come ha risposto il mercato italiano alla nuova soluzione che proponete? Abbiamo avuto una risposta entusiastica dai player del mercato italiano e abbiamo già moltissimi clienti che lo utilizzano. Questo, è molto importante per noi che non abbiamo mai avuto una presenza molto forte in questo Paese. Ma, ora stiamo investendo molto su property in market qui perché è davvero un mercato molto interessante e ci stiamo approcciando ad esso come non abbiamo mai fatto prima. Abbiamo finalmente l’opportunità di utilizzare le nostre property per favorire la distribuzione di contenuti anche qui. Inoltre, abbiamo dei partner di distribuzione che hanno una reach molto ampia in Italia ma non hanno le risorse necessarie per produrre contenuti di alta qualità per i propri pubblici. Anche lato contenuti però, ci sono dei partner davvero incredibili con i quali lavorare e siamo davvero entusiasti di poter aiutare a distribuire il loro fantastico lavoro. Inoltre, l’Italia è estremamente guidata dal mobile ed è una grossa opportunità per noi per dare forma al contesto della mobile video consumpion dove l’advertising non è ancora abbastanza preminente o servito nel modo sbagliato. Pensiamo che il nostro tool possa risolvere questo problema per offrire migliori content e advertising experience agli utenti italiani.