DailyMedia 17 giugn0 2013

Anche il settore delle ricerche, rappresentato per l’80% del suo giro di affari dalle associate Assirm (che generano un fatturato intorno ai 600 milioni di euro), ha risentito della crisi, e i 49 istituti che facevano parte dell’organismo di cui è presidente Umberto Ripamonti, nel 2012 hanno accusato una contrazione del 5,5% in termini di acquisito (-3,4% a fatturato). E’ quanto è emerso venerdì scorso a Roma in occasione dell’assemblea annuale dell’organismo (e di metà mandato per Ripamonti, in carica per il triennio 2012-2014), che è stata preceduta dal convegno “Time & trends”, nel cui ambito sono stati presentati i risultati dell’indice “Slim Factor” e del “Consumer Insight”. Intanto, l’organismo elabora analisi sull’attuale situazione socio-economica, cercando di capire come reagiscono consumatori e imprese alla difficile congiuntura che vive il Paese, e quale sia il sentiment generale per lo sviluppo che ci attende, per poi orientare il mondo delle ricerche stesse. I dati: negli ultimi mesi si contrae leggermente la quota di aziende che si sente direttamente toccata dalla crisi (dall’87% all’83%); l’indice della fiducia delle imprese italiane tende a stabilizzarsi, anche se a livello basso; gli investimenti, tuttavia, indicano da sei mesi un trend negativo, facendo registrare uno dei punti più bassi del decennio trascorso. Da dati Iri WorldWide sul Largo Consumo, si desume che si è consolidato un trend di riduzione della spesa, oltre che dei volumi. Nel 2013 la contrazione della domanda interessa anche il Nord Italia e l’Industria e la Distribuzione reagiscono alla frenata dei consumi con un deciso incremento della concorrenza sulla convenienza. Per far fronte al decremento dei consumi si assiste ad un aumento delle promozioni: oltre il 25% per le marche industriali e il 20% per le private label. Il futuro dell’Italia è quindi sempre più incerto, e il Paese rischia di affrontare una vera e propria “sindrome Argentina”. È quanto è emerso anche dai dati dello “Slim Factor”, l’indicatore messo a punto dal Centro Studi Assirm, e presentato appunto venerdì scorso. Lo “Slim Factor”, sviluppato per descrivere in modo sintetico l’andamento economico del Paese e, soprattutto, la sua capacità competitiva, viene calcolato e rilasciato su base trimestrale e misura (con dati da fonti ufficiali) tre macro-fattori dell’economia: la domanda interna, il commercio con l’estero e il rapporto import/export, e il comparto turistico. Attraverso l’analisi degli indici dello “Slim Factor” per il primo trimestre 2013 si evince come l’Italia stia affrontando un significativo “salto verso il basso”, con un andamento economico che riporta il Paese a valori simili a quelli del 2009, anno successivo alla grande crisi del 2007- 2008. A dare il senso della crisi non solo i dati del mercato interno, precipitati a 89,1 punti, ma anche quelli del comparto turistico, oscillanti attorno al valore 100 e in calo nell’ultimo trimestre rilevato, dato preoccupante per un Paese come l’Italia, che possiede il più grande patrimonio artistico mondiale. Il quadro che emerge vuole lanciare non solo l’allarme ma anche un’indicazione di percorso per l’interpretazione del futuro socio-economico dell’Italia. Sempre nel corso dell’anno, inoltre, verrà fatta una ricerca sul mondo delle famiglie imprenditoriali italiane, soggette a cambiamenti generazionali, per verificarne anche gli orientamenti rispetto alle asset allocation. A conclusione della giornata, è stato assegnato a Cecilia Gobbi il Premio Assirm 2013, giunto ormai alla quarta edizione e promosso per dare un riconoscimento agli imprenditori e ai manager che grazie al loro lavoro e alle loro idee hanno contribuito allo sviluppo della cultura delle ricerche di mercato, sociali e d’opinione. Il presidente e il Consiglio Direttivo hanno voluto premiare Cecilia Gobbi che ha contribuito alla costituzione dell’Assirm, e che si è poi distinta, fin dalla nascita dell’associazione, in qualità di consigliere e vice presidente prima, presidente poi e infine d.g.